ISSN: 1974-5818
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Dopo aver dedicato il primo numero della rivista a spiegare i significati arcaici e desueti del termine Leussein, abbiamo deciso di iniziare questo secondo anno dando attenzione a quei fenomeni e quelle scoperte che a nostro avviso ne riconoscono invece la sorprendente attualità.
Ecco dunque i ‘neuroni-specchio’, cellule che si agitano nel sistema nervoso al semplice percepire movimenti di nostri simili.
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Trattiamo qui i ‘neuroni-specchio’, cellule che percepiscono azioni ed emozioni dell’altro (anche solo intuite) che vengono introiettate ed empaticamente riagite (ne leggerete più dettagliatamente all’interno), a dimostrazione che siamo costantemente esposti a un condizionamento intersoggettivo, che la nostra presunta, sbandierata, orgogliosa identità è più debitoria dell’altro di quanto si voglia ammettere.
Ma prima di questi ‘neuroni motori’, è stato lo specchio a essere usato come potente strumento di conoscenza e a ricoprire un ruolo centrale nel mito. Le capacità mirabolanti di questa superficie lucidissima erano per altro decantate da Platone “Si tratta di una realizzazione frequente e veloce, anzi velocissima, se vuoi prendere uno specchio e girarlo in ogni direzione, rapidamente creerai il sole e i corpi celesti, la terra, te stesso e gli altri esseri viventi” (Repubblica, libro X).
L’aver sottolineato queste potenzialità creative tradisce, però, quel modo di pensare, quello sguardo totalizzante sul reale che ha messo in riga tanta parte della filosofia successiva, misconoscendo di fatto le coraggiose aperture verso la differenza che i miti di Dioniso (altro fuori di sé), Narciso (l’altro in sé) e Medusa (l’altro estremo, la morte) mantenevano metaforicamente dischiuse. Aperture che rimarranno strutturalmente tali invece nella tradizione testamentaria, dove gli specchi costituiscono il ‘catino’ portato dalle donne davanti alla tenda di Aronne per le abluzioni prima del sacrificio (Es., 30, 17-21).
Una funzione servile e non vanitosa dello specchio biblico che testimonia un diverso atteggiamento culturale: “Lo specchio è il fuoco simbolico dove si incontrano la volontà di vedere, già ellenica, ossia la volontà di ricondurre l’assolutamente Altro entro i confini del Medesimo, e il pudore dello sguardo, che preserva l’alterità dell’Altro barrandone in forme diverse la rappresentazione” (A. Tagliapietra, La metafora dello specchio, vedi recensione).
È nello spazio tra queste radici culturali che lo sguardo leussino si è già incamminato e vuole inoltrarsi, per scovare tracce di antichi cammini sin nel cuore della volontà di potenza della scienza e della neurofisiologia moderna, lì dove i confini del vedere-conoscere vengono rimessi in discussione, dove si riconosce una permeabilità emotiva all’altro, già nel solo percepirlo e intuirlo. Lo stesso nostro omaggio al Futurismo è volto non tanto a sottolinearne i motivi di rottura e l’enfasi sulla differenza e la dynamis, quanto a stabilire un confronto fra i travagli d’inizio secolo del ‘900 e quelli del nostro evo, quando le scienze umane e naturali sembrano incrociare i loro linguaggi nello sforzo di decifrare i segni di un’epoca nuova.
Altezza | 24 |
Larghezza | 17 |
Autore | Associazione culturale «Leussô» |
Pagine | 198 |
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