ISSN: 1974-58
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Dovevamo prima o poi incrociare lo sguardo di Cassandra. Forse ultima testimone diretta di quel modo di vedere, sentire e raccontare il mondo pagano e magico, che avrebbe presto lasciato il posto a una visione ben altrimenti razionale e scientifica, annunciata dalla filosofia presocratica della natura.
Se la profezia, nel contesto pagano e in quello religioso, rappresenta un punto di vista critico sul presente potenzialmente capace di investire gli assetti di potere, la vicenda di Cassandra può essere letta come primo episodio di una demitizzazione che il mito opera su sé stesso, aprendo a una ancora possibile effettualità della critica.
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In questo numero, discutiamo del senso profetico del mito, quello che emerge nella letteratura tragica e che era invece significativamente assente in quella epica. Ma tenendo conto anche delle attualizzazioni più moderne presenti nella letteratura contemporanea e nella stessa pedagogia, che nella profezia vede una modalità di anticipazione del futuro che integra gli estremi di un dovere da assumere oggi, in vista anche del destino delle nuove generazioni.
Da ultimo, non meno attuale se non addirittura più urgente, l’incontro con la profetessa troiana è l’occasione per approfondire il dramma dell’incomprensibilità e dell’incomunicabilità, ma diciamo pure dell’ineffettaulità del conoscere, dell’impossibilità per la sophìa di tradursi in polìteia, che poi significa impossibilità per il potere di tradursi in democrazia.
Un dramma particolarmente profondo in un’epoca come la nostra (e in un paese come il nostro) all’apparenza iperinformata e multiculturale, dove il grido inascoltato di Cassandra, già acuto nelle tragedie di Eschilo e di Euripide, rieccheggia su una scena politica desertificata, ma per raggiungere il suo diapason in teatri di guerra in cui sempre meno raramente compare la terrorista donna.
Il mito di Cassandra dunque nei momenti di crisi e di passaggio si impone come archetipo problematico, esprime la forza paradigmatica che ancora alberga nel cuore stesso del linguaggio, tesaurizza la verità contro ogni sua negazione e stravolgimento, apre a inedite possibilità. Il dramma, la parola, la verità, la coscienza, la mistificazione ricorrono negli “inediti e rari” che abbiamo scelto per questo numero e ci hanno anzi guidato nella scelta.
Il raro è in effetti un articolo del musicista e musicologo Giovanni Tebaldini che nel 1909 definì i termini di una polemica che all’epoca fece scalpore. Quella fra il giovane musicista italiano Vittorio Gnecchi Ruscone, autore dell’opera Cassandra e il celebre Richard Strauss la cui Elektra fu sia pur velatamente tacciata di plagio.
Inedito è invece il testo del teologo e filosofo canadese Bernard Lonergan, la cui dottrina del “soggetto” costituisce uno dei punti alti del confronto del pensiero di ispirazione cattolica con la complessità, teorica e pratica, del moderno; a ciò si aggiunga che proprio le riflessioni sul “vedere” e sulla dialettica dei colori, contenute nello stesso testo, sono in sintonia particolare con il tema del numero e con l’insieme del progetto della rivista e dell’Associazione.
Altezza | 24 |
Larghezza | 17 |
Autore | Associazione culturale «Leussô» |
Pagine | 184 |
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