Il verbo di Jean-François Blavin è un meraviglioso viaggio di parola, una passeggiata per spazi urbani via la parola. Ecco, in questi versi rivedo il Verlaine dei caffè parigini, in cui egli inventa il suo verbo poetico davanti a un bicchierino di assenzio. (G. Dotoli)
Ogni punto e ogni oggetto lasciano intuire un percorso, un viaggio, un mondo, un sogno. È una memoria positiva, mai vana, lanciata sulla grandezza dell’uomo del XXI secolo, chiamato a ritrovare i punti cardinali dell’avventura umana. Nostalgia del sogno, senso del luogo ancestrale, ritmo d’infanzia, sulla linea dell’intuizione.
Giovanni Dotoli, una delle voci più pregnanti e originali nella suggestiva galassia francofona, ci consente di stabilire un rapporto più fecondo con il reale, di statuire un dialogo senza frontiere con l'Altro.
Il lettore e il critico si pongono costantemente le stesse domande: «Cos’è la poesia?», «A cosa serve la poesia?». Per ottenere una risposta accettabile, consiglio di leggere questa antologia poetica di Rome Deguergue. In essa vi apprendiamo istantaneamente che la poesia è affermazione, conoscenza, emozione, rivelazione, impegno, cioè: vita. È, in...
I luoghi di questa capitale simbolica sono rievocati grazie alla forza e all'impatto 'lirico-visivo' dei versi, alla loro modulazione, alle loro suggestive sonorità.
<Bellezza, ho giurato che non ti avrei mai perduta nelle torbide acque della memoria. Tu eri qui, in fondo al fiume dell'esilio. Ti vedevo. Avevo chiuso gli occhi, inondato dall'oblio che offre il perdono>
È certo giunto il momento di risemantizzare l’esclusione insita...
Novecento, metà degli anni Ottanta. Uno studente di medicina con la...
Questo libro si rivolge a tutti coloro che entrano in contatto con il...
Il volume tenta di recuperare l'ordito entro cui il rapporto tra...