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Callieri inaugura il suo viaggio congedandosi preliminarmente dai paradossi originati dalla metafisica dell’identità e del suo oggetto immaginario: è qui il grande valore epistemologico del suo libro. Per aver frequentato a lungo Kurt Schneider ed aver assorbito in pieno l’insegnamento di Karl Jaspers.
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Callieri inaugura il suo viaggio congedandosi preliminarmente dai paradossi originati dalla metafisica dell’identità e del suo oggetto immaginario: è qui il grande valore epistemologico del suo libro. Per aver frequentato a lungo Kurt Schneider ed aver assorbito in pieno l’insegnamento di Karl Jaspers, Callieri ha visto quanto fragile e vulnerabile sia quella convenzione che chiamiamo “io”. Sono densissime, in merito, le pagine da lui dedicate alle lacerazioni di quella soglia fluttuante (e per niente definita) che divide l’io e il mondo, il sé e l’altro da sé. Della via di transito, del procedere evolutivo dell’esperienza delirante, del mondo-limite della perplessità quale via d”ingresso al delirio, egli ha fissato fotogrammi straordinari, ritraendo - nel momento del loro apparire - i paesaggi della metamorfosi, le contrazioni e le espansioni dell’io, il capovolgimento del mondo, il frantumarsi di ciò che si vuole “unità” e “coesione” psichica. Là, nel cono d”ombra della sofferenza, Callieri ha visto come il cammino sia interdetto alle ipostasi unitarie di “soggetto” e “oggetto”. E come, al contrario, l’accesso alle cose si renda possibile quando queste categorie vengono affrontate dal loro versante oscuro, contraddittorio, molteplice: pensando, cioè, in esse e, dunque, inevitabilmenteoltreesse. Quasi che l’esplorazione libera dei territori dell’umano fosse possibile solo a condizione di aggirare le “cortine di ferro” entro le quali lo scientismo psichiatrico ha confinato la conoscenza delmondo della vita.
Chiuso entro i propri rigidi paradigmi, il convenzionalismo epistemologico psichiatrico non ha saputo oltrepassare i suoi confini classici, lasciando inalterato l’assunto dell’io che comprende il mondo sulla base di fondamenti indiscutibili. Il progressivo sfaldamento dei paradigmi storici che hanno uniformato e immobilizzato le esperienze psichiche in una nomenclatura sistematica (chiarificatoria solo in apparenza), ha messo a nudo la limitatezza di una impostazione che lascia i fenomeni senza nome, le sindromi senza cura, gli uomini senza ascolto. L’oscillazione dell’attuale dibattito psichiatrico tra i concetti dicategorialeedimensionale, diitemsespettro, di continuumequantum, mostra la debolezza teorica di una sapere che non riesce a vedere oltre se stesso. All’apice della crisi e in fondo ai suoi paradigmi, resta il teatro della soggettività autocentrata (secondo la bella definizione di Aldo Giorgio Gargani) di un sapere che pretende di descrivere lepathogeografie della presenzasenza dire nulla di sé stessa. Certo, con l’occhio che guarda, descrive e cataloga, la psichiatria ha costruito una nomenclatura che ha catalogato (e segregato) la molteplicità, ma questo è stato anche il gesto che l’ha perduta.
Altezza | 21 |
Larghezza | 15 |
Profondità | 2.3 |
Peso | 0.580 |
Autore | Callieri, Bruno |
Pagine | 348 |
Collana | FENOMENOLOGIA PSICOPATOLOGIA PSICOTERAPIA |
Saggio Introduttivo | Mauro Maldonato |
Illustrazioni | Vincent Van Gogh |
Anno di pubblicazione | 2008 |
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